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24 Aprile 2013

Arturo Parisi a Blogo in diretta. “D’Alema ha ragione: Prodi non andava candidato così”. Renzi premier: “Non è ancora il suo momento”

Matteo Renzi premier. Direi che non è il suo tempo, anche per il modo stesso in cui è nata questa candidatura. Non si può passare cosi alla leggera dal ruolo di sconfitto alle primarie a quello di vincitore. Aspettiamo la direzione del partito, non anticipiamo le decisioni. Detto questo vorrei ricordare io alle primarie ho votato Renzi.

Legge elettorale. Nell’estate del 2011 ho iniziato a raccogliere le firme per cambiare il porcellum, ma poi la richiesta di referendum è stata bocciata. Avevo dietro un partito che aveva scelto di boicottare il referendum, Bersani era contrario. E io gli dissi: nel partito che tu hai in mente dovresti espellermi, perché io ho disobbedito a una delibera della direzione. I partiti hanno lavorato duro perché si arrivasse alle elezioni col porcellum, senza pensare ai rischi che votare con questa legge comportava. Il Pd non ha fatto assolutamente nulla, anche sui nominati. Abbiamo avuto un premio pari al 25 per cento, una cosa spaventosa. Voti presi presi da Pd e Sel in coalizione e ora in Parlamento già si dividono. Solo questo dovrebbe far riflettere.

Napolitano. Ascoltando il discorso Napolitano è sempre più chiaro che viviamo in una Repubblica presidenziale di fatto.

D’Alema ha silurato Prodi? D’Alema ha ragione quando dice che la candidatura di Prodi non è stata adeguata. Siamo passati nell’arco di una giornata da due linee diverse. Scegliere Marini comportava un accordo di larghe intese col Pdl, Prodi era il riferimento di un’impostazione diversa. Per candidarlo occorreva un lavoro precedente, bisognava creare le condizioni. Quindi D’Alema ha ragione. Prodi era la persona che meglio ci avrebbe rappresentato sul fronte internazionale ed europeo. A differenza del 1998, quando lui accusò di aver sbagliato i calcoli, questa volta i conti li ha fatti D’Alema e li ha azzeccati.

Quirinale e Palazzo Chigi. Invece di parlare della scelta del capo dello Stato, tutto il dibattito è ruotato intorno al governo. La scelta di sette anni è stata subordinata a una scelta per i prossimi sette mesi.  

Il Partito democratico. Il partito è nato sulle divisioni ed è stato governato sulla spartizione, fin dai tempi di Veltroni. Dal momento in cui Franceschini è stato messo vice di Veltroni, si capisce che il partito è pensato come risultato di due storie: ex Pci ed ex DC. Due storie che devono essere riconosciute e ricompensate. Un partito organizzato così ha vissuto con la paura di veri confronti. Così, quando c’è da prendere una decisione col voto segreto, accade quello che è successo in questi giorni.

Amato. Se il governo è politico, verrà dato a un politico. Quindi penso a Giuliano Amato. Anche perché a Enrico Letta forse spetterà il compito di guidare il partito.

Aerei F-35La domanda cui bisogna rispondere è: l’Italia deve avere un’aeronautica oppure no? Si può anche scegliere di non averla. Su questa cosa si sta facendo molta demagogia. Dovremmo appaltare la nostra difesa aerea agli Usa? Oppure ai francesi? C’è chi dice che la guerra ormai appartiene al passato. A chi lo sostiene gli farei fare un giro nelle acque del Mediterraneo.