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26 Maggio 2013

IL SOCIALISMO EUROPEO E’ UN’IDEA SUPERATA DA VENT’ANNI. Giuseppe Alberto Falci, Linkiesta.it

Quando nel 2002 dalle colonne del Corriere della Sera diceva che «il socialismo era superato», il segretario dei Ds dell’epoca Piero Fassino lo bollava così: «Si tratta di un giudizio frettoloso perché nella stragrande maggioranza dei Paesi europei il riformismo è rappresentato dalle forze che si richiamano ai valori del socialismo. Altra cosa è la necessità di rinnovarsi di fronte alle recenti sconfitte elettorali in Europa». A distanza di più di dieci anni da quegli attacchi Arturo Parisi, ex Ministro della Difesa del governo Prodi e tra i fondatori della Margherita, chiacchiera con Linkiesta, sulla fine dell’Internazionale socialista, «uno degli argomenti che mi sta più a cuore». «In realtà noi ponemmo il problema all’inizio degli anni ’90». E sulla crisi del Pd?«Ma che ri-inizio è possibile se non si riconosce una fine o, almeno, una falsa partenza?».
 
Prof Parisi, oggi a Lipsia si celebrano i 150 anni dell’Spd. Ma in Europa sembra concluso il ciclo dell’internazionale socialista, e si guarda ad un’alleanza progressista. Insomma aveva ragione Lei, fra i primi a dirlo in tempi non sospetti.
150 anni sono 150. Ma già quando, all’inizio degli anni ’90 ponemmo il problema di anni ne erano passati 125. Comunque troppi. La verità è che già allora eravamo tutti in ritardo. Solo chi non voleva guardare non vedeva che già allora la società che aveva generato il movimento socialista era stata superata da tempo, e con essa erano stati superati i partiti di rappresentanza delle masse escluse, quelli di classe e quelli religiosi, perchè anche grazie alla loro azione queste masse erano state incluse, dissolte e gli individui ammassati che fino a quel punto ne avevano fatto parte, si erano mescolati con gli altri. Se l’internazionale dei partiti socialisti è finita è perchè è finita l’internazionale dei partiti operai.

Perchè il termine ‘socialista’ è in crisi?

Perchè i nomi prima o poi debbono pure ricongiungersi con le cose. Per qualche tempo possono sopravvivere ad esse. Ma solo per poco. Ridotti a mera sopravvivenza i nomi cessano presto di annunciare il futuro per il quale erano nati, poi prendono commiato dal presente, e alla fine solo pochi ricordano il passato che li ha generati. Pensi anche solo a “Mondo Operaio, la rivista dei socialisti, al Partito Repubblicano, ai Muratori della Massoneria.
Perché questo evento, la fine dell’internazionale socialista, non trova spazio sui media?
Appunto. Perchè fuori tempo. Perchè non si capisce di cosa si parla, e si è persa per strada la capacità di spiegarlo. Troppe sono le cose, i concetti e le parole che mancano perchè nella economia dei media possa aprirsi un discorso con la speranza di chiuderlo. Poco male per Paesi come appunto in Germania dove i problemi si sono aperti e chiusi quando dovevano aprirsi, quello del comunismo prima ed ora quello della socialdemocrazia. Molto, molto male per quelli come da noi dove neppure la caduta del muro di Berlino ed il collasso del sistema sovietico ci ha costretto a recuperare il ritardo accumulato nel tempo. E’ così che siamo finiti ad annunciare al mondo una alleanza progressista, senza aver fatto prima i conti nè con il comunismo nè con la socialdemocrazia. Si rilegga per la Germania il Programma di Bad Godesberg del 1959 e capirà di cosa parlo. Legga il passaggio dove proclama che il rifiuto della “pretesa di affermare verità supreme” di un “socialismo democratico, che in Europa affonda le proprie radici nell’etica cristiana, nell’umanesimo, e nella filosofia classica”, è per rispetto e non per indifferenza “verso le concezioni della vita e le verità religiose”. E poi la riaffermazione della “fede nella democrazia” e la denuncia che “i comunisti soffocano la libertà in modo radicale”. Era il 1959, poco dopo i fatti di Ungheria, che avevano visto i comunisti italiani schierati a favore dell’intervento militare sovietico e l’aspra condanna di quanti avevano sostenuto da noi le ragioni degli insorti.
 
Il Pd di Veltroni nasce con l’idea di andare oltre il pse e di riunire tutti i democratici e i progressisti italiani. Insomma Veltroni, e ancor prima voi con l’Ulivo, eravate stati anticipatori di un processo che si verifica solo oggi a livello Europa. Nel momento della nascita del governo Letta, il Pd appare spappolato in troppe anime e incapace di ripartire. E, sopratutto, la discussione fra ex comunisti ed ex dc è sempre all’ordine del giorno. Qual è la cura, o meglio la soluzione, che consegni agli italiani un partito democratico unito ed europeo?

Per dire il vero quelli che si vedono sono soprattutto corpi, e aggiungo, corpi voraci. Di anime onestamente per quanto mi sforzi non riesco a vederne. Certo non l’anima che doveva animare quel partito atteso troppo a lungo e tutto d’un tratto fondato proprio da quelli che contro la sua nascita si erano battuti più di tutti. Ma attorno a noi non vedo più neppure le anime di quelli che credettero nei partiti defunti e con generosità e dedizione misero al loro servizio le proprie vite. Quelli che vedo sono solo aggregati di politici di professione che in nome di provenienze passate rivendicano quote, e quote di quote, della spartizione iniziale che, a nome degli ex pci e degli dc fu immaginata da D’Alema e Marini come il patto di sindacato che avrebbe dovuto dar vita e governare poi la convivenza del partito. E la convivenza in qualche modo la governò, la convivenza delle aspettative di carriera dell’apparato professionale, una mera somma di spoglie ormai priva ognuna di una anima, e assieme ormai incapaci di corrispondere alla domanda degli cittadini che alla politica chiedevano e chiedono speranza e futuro. Sento ora da molti auspicare un ri-inizio. Ma che ri-inizio è possibile se non si riconosce una fine o, almeno, una falsa partenza? Se divisione dovesse svilupparsi penso comunque che non potrebbe che essere tra i nuovi democratici ed eredi dei vecchi partiti, e non potrebbe che fare bene al partito. La discussione che lei ipotizza tra ex pci ed ex dc, per quanto la si camuffi con coperture ideologiche, non può invece che riguardare i posti di potere e per ciò solo aggiungere danno al danno già fatto.