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13 Febbraio 2014

LE URNE SARDE NEL VENTO DELLA PROTESTA. PARISI SPIEGA
intervista a Mario Lavia, Europa p.1 e p.3

La conosce a fondo, l’Isola, i suoi umori, le sue pulsioni, le sue spinte – anche quelle irrazionali e anarcoidi – Arturo Parisi annusa l’aria difficile della sua Sardegna a tre giorni dalle elezioni regionali, ancora una volta un’occasione per misurare il tasso di disaffezione della società dalla politica e, probabilmente, per verificare le tendenze elettorali nel bel mezzo di una inedita crisi. Anche se Parisi ci spiega che “si vinca o si perda, questo sarà un risultato nato in Sardegna”: c’entra poco o nulla con Renzi, Letta, Alfano eccetera.
Ma la destra di Cappellacci è arrembante, c’è l’outsider Murgia, c’è il nuovo capo del centrosinistra Francesco Pigliaru. Sentiamo cosa ci spiega Parisi
 
Professore, noi che vediamo le cose sarde da lontano vorremmo capire da lei innanzi tutto una cosa. Tutti si aspettano un astensionismo record, segno di una quasi irrecuperabile disaffezione dei cittadini dalla politica. In Sardegna si ripeterà dunque quanto avvenuto in Sicilia?
 
Di certo le premesse ci sono tutte. Non guardo tanto ai sondaggi che compatti hanno annunciato finora incertezza e sfiducia. Ormai siamo abituati al fatto che la campagna elettorale si riduce alla settimana finale. Questo sempre. Figuriamoci in una situazione come quella sarda nella quale il candidato del centrosinistra è stato scelto, anzi, più precisamente, cambiato, a 40 giorni dal voto in sostituzione di quella uscita dalle primarie. Confido perciò che mano mano che il giorno del voto si avvicina, l’interesse verso la competizione possa scongelare almeno una parte dell’iceberg astensionista. Quello che in pochi giorni è difficile correggere sono invece le relazioni che collegano i cittadini ai partiti, che sono cambiate senza sosta negli anni.
 
Lei sente che la protesta soffia forte
 
Il voto di appartenenza è infatti ormai solo un pallido ricordo. Lo stesso voto di scambio non ha ormai da scambiare null’altro che promesse sempre meno affidabili. Al loro posto è cresciuto un voto di opinione, che da tempo si è trasformato in voto di protesta, come premessa immediata del passaggio all’astensione. È a questo bacino che l’anno scorso ha attinto a piene mani il M5S che, con il 30 per cento è diventato nell’Isola il primo partito. Questo ha evitato che alle politiche la crescita dell’astensione raggiungesse le misure siciliane. Ma ora che Grillo ha sottratto il suo simbolo alla scelta degli elettori sardi, non possiamo non chiederci quanti dei 275 mila voti che l’anno scorso scrissero 5Stelle sulla scheda finiscano per portare a compimento il percorso di allontanamento dalla politica approdando alla astensione.
 
Di fronte alla crisi della politica, che in Sardegna poi presenta una sua specificità, mi pare che il centrodestra ripresenti la vecchia faccia di Castellacci. Ma il centrosinistra secondo lei ha saputo rinnovarsi, è realmente competitivo sul piano della credibilità politica?

 

Rinnovamento è una parola grossa, soprattutto quando è riferita a realtà collettive. Ma è difficile non riconoscere nella figura di Pigliaru, (un economista autorevole, prorettore dell’Università di Cagliari e Assessore nella Giunta Soru) un tratto sicuro di novità, nel suo caso come in pochi altri associato ad una indiscutibile competenza e ad una riconosciuta esperienza. Sia che si guardi alle azioni del passato, sia che si pensi alle promesse per il futuro confido perciò che la proposta incarnata da Pigliaru sia riconosciuta nella sua indiscutibile superiorità.
 
La candidatura della Murgia può togliere voti al centrosinistra? Che tipo di candidatura è?
 
Prima che sottratti al Centrosinistra i voti della Murgia sono purtroppo voti sprecati per la Sardegna. Lo dico con riluttanza perchè riconosco la sincera passione civile che ha guidato la sua discesa in campo e con dispiacere se penso che la loro iniziativa è animata da esponenti qualificati perduti dal centrosinistra. Ma il meccanismo elettorale non può consentire alcuna illusione. Al di là delle ragioni della nostra propaganda e delle loro comprensibili rimostranze, il rischio che i voti intercettati dalla Murgia possano favorire un ritorno di Cappellacci è perciò tuttaltro che infondato.
 
Un consiglio a Pigliaru per queste ultime ore di campagna elettorale?

 

Si rilassi. Lo dico da professore. Vada dove lo porta il cuore. Continui la campagna di ascolto che ha intrapreso in queste settimane. Gli sarà utile nella azione di governo. Il suo volto, il suo nome, e la sua vita parlano già da soli.
 
Nel 2008 la sconfitta alle regionali sarde comportarono la caduta di Veltroni. Combinazione, è la prima scadenza elettorale con Renzi segretario. Al netto degli sviluppi di queste ore, il Pd come dovrà “leggere” il voto di domenica? Avrà insomma una ripercussione nazionale?
 
Le letture sono figlie dei lettori. C’è gente che legge il suo futuro nei fondi del caffè. Non mi sorprendo che l’ansia spinga i politici ad intestarsi vittorie delle quali non portano alcun merito, e a caricarsi sconfitte delle quali non hanno colpa. Ha detto bene Renzi. Che si vinca o si perda questo sarà un risultato nato in Sardegna. Esattamente come cinque anni fa nacque in Sardegna la sconfitta di Soru, in elezioni anticipate cercate come sfida tra lui e il suo partito.