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9 Gennaio 2000

I Democratici – Documento di Arturo Parisi per i delegati alle assemblee regionali

Argomento:

AFFIDARE ALLA ASSEMBLEA DELLE REGIONI UN MANDATO CHIARO E COERENTE


1.Questo documento vuole ricordare ai delegati alle Assemblee regionali i nostri impegni, i nostri programmi, i nostri progetti, il nostro modo di essere. Vuole inoltre dare a tutti certezza e fiducia nella nostra azione e assicurare che con noi è possibile impegnarsi e partecipare alla vita politica in modo coerente con una moderna democrazia.


2.E’ necessario che le Assemblee regionali affidino all’Assemblea delle Regioni un mandato chiaro affinché l’iniziativa dei Democratici si svolga in coerenza con gli obiettivi di riforma del sistema politico italiano e di innovazione del Paese che hanno ispirato la nostra nascita. Non deve esserci nessun equivoco su chi siamo e in che direzione intendiamo andare.


3.Gli elettori che ci hanno votato devono sapere che restiamo fedeli alla nostra ispirazione e che la loro fiducia è stata ben riposta. Quanti hanno visto in noi un segno di speranza devono sapere che possono contare sulla nostra coerenza e sulla nostra determinazione.


 


I IL PROGETTO PER IL QUALE VOGLIAMO LAVORARE


Un’Italia rinnovata protagonista del processo di costruzione di un’Europa forte e solidale


1.I Democratici sono nati per rilanciare e portare avanti il progetto dell’Ulivo e il processo di modernizzazione avviato dal governo Prodi. Il nostro progetto non ha però un orizzonte limitato all’Italia. Noi ci sentiamo infatti parte di un grande processo di riforma in corso in Europa e in tutto l’occidente.


2.Ci riconosciamo perciò con orgoglio nell’impegno intrapreso dal Presidente Prodi, fondatore del nostro Movimento, per dare all’Unione Europea nuovi confini e istituzioni rinnovate, coerenti con la migliore eredità del riformismo europeo e capaci di reggere la sfida della globalizzazione.


Un moderno movimento riformatore per il mondo del nuovo secolo.


1.Il processo di riforma di cui siamo parte va tuttavia oltre l’Europa. Nel processo di globalizzazione in corso è giunto infatti il tempo di costruire un grande movimento riformatore che cerchi le sue radici non solo nel riformismo europeo e nelle tradizioni politiche che lo hanno alimentato, quella cristiana, quella liberale, quella socialista, ma anche nella grande cultura del riformismo americano. Occorre dar vita a una nuova alleanza capace di superare le vecchie “internazionali” e sconfiggere le destre conservatrici. Siamo persuasi inoltre che i movimenti di pensiero e di azione che hanno segnato gli ultimi decenni del novecento, quello delle donne, dei giovani, dell’ambientalismo, dei nuovi diritti di cittadinanza, possano costituire un solido ponte fra il riformismo europeo e quello americano.


2.Questo movimento di riforma dovrà impegnare i Paesi sviluppati per un governo della globalizzazione che assicuri benessere e pace a tutte le popolazioni del globo, dando una risposta alla domanda di giustizia e di solidarietà che viene dall’immenso e scandaloso numero di poveri che abitano il pianeta.


Proseguire la riforma del sistema politico italiano e la modernizzazione del Paese avviata da Romano Prodi col programma dell’Ulivo.


1.Questo progetto è destinato a segnare, anche in Italia, l’esperienza delle generazioni che vivono il trapasso fra il vecchio e il nuovo secolo. Esso è un programma di lavoro per un tempo lungo e non può essere limitato a una legislatura e men che mai a un governo.


2.Lavorare a questo progetto significa portare innanzitutto a compimento la riforma del nostro sistema politico. Tre sono le questioni fondamentali: la costruzione di una democrazia capace di rendere i cittadini sovrani e non sudditi; la reale responsabilità di chi ha ricevuto il mandato elettorale e il potere di controllo dei cittadini elettori; la possibilità di avere governi stabili, autorevoli sul piano internazionale, in grado di operare su un arco temporale definito e prevedibile.


3.Il secondo terreno di azione è la modernizzazione del Paese. Molto è stato fatto ma molto resta da fare. Deve essere completata la riforma della amministrazione; deve essere assicurata la capacità del sistema scolastico, universitario e di ricerca di essere competitivo con quelli degli altri Paesi; deve essere definitivamente risanato il sistema economico-finanziario. Lo sviluppo del Paese deve essere perseguito come condizione della tutela dei bisogni essenziali di tutti i cittadini. Occorre assicurare che l’Italia possa competere con le economie più avanzate grazie a uno sviluppo che, nel rigoroso rispetto dei vincoli di sostenibilità ambientali, si basi sulla qualità dei suoi prodotti e sulla capacità e la preparazione dei suoi giovani.


4.La scelta, che qui riconfermiamo, per un’articolazione federale del nostro sistema-Paese, si colloca in questo scenario. Occorre puntare su una responsabile applicazione del principio di sussidiarietà, assicurando anche la difesa e la piena valorizzazione delle autonomie dei privati e delle formazioni sociali, a cominciare dalle famiglie. La sussidiarietà come principio di distribuzione delle sfere di autonomia e di responsabilità è la nuova faccia della libertà in un panorama che, dominato dalla globalizzazione, richiede necessariamente integrazione, da un lato, valorizzazione delle diverse identità e vocazioni, dall’altro.


II Il SOGGETTO CHE VOGLIAMO COSTRUIRE


Solo grandi soggetti possono realizzare grandi progetti


1.La realizzazione del nostro progetto impone la costruzione di un nuovo grande soggetto politico, capace di continuare e di andare oltre l’esperienza dell’Ulivo.


2.Noi ci siamo uniti per unire. Ci siamo uniti per dimostrare che le diversità possono trovare una sintesi più alta in un’unità cementata da un programma e da un impegno comune. Vogliamo lavorare per la costruzione di una coalizione che operi come un soggetto politico capace di interpretare un medesimo grande progetto; un soggetto capace di stringere con gli elettori un patto per il governo del Paese; un soggetto che sia responsabile del patto stretto con gli elettori.


3.Noi vogliamo un soggetto politico nel quale tutte le esperienze che si riconoscono in un medesimo progetto possano svilupparsi ed arricchirsi reciprocamente: senza tentativi di incorporazione, senza pretese di egemonia, senza cedimenti alla subalternità. Un soggetto che può anche essere “plurale” ma che deve comunque iscrivere nel suo orizzonte temporale la possibilità di legare all’unità programmatica e progettuale una conseguente e coerente unità organizzativa.


4.Noi crediamo che tutti coloro che si riconoscono nel medesimo progetto debbano essere capaci di sviluppare un “pensiero generale”, concorrendo in condizioni di pari dignità e di pari responsabilità all’elaborazione della proposta comune. Per questo, noi, i Democratici, assegniamo a noi stessi il compito di essere il centro e il cuore di questo sforzo comune.


Il secondo governo D’Alema e la costruzione di un nuovo soggetto politico


1.Il soggetto politico a cui pensiamo non può certamente avere il suo orizzonte all’interno dell’azione di un governo e neppure di una legislatura. Per questo motivo riconosciamo il rilievo tutto particolare costituito dalla conclusione del primo e dalla nascita del secondo governo D’Alema. In questo passaggio viene definitivamente sconfitto l’accordo D’Alema-Cossiga e superata la pregiudiziale antiulivista che, dopo la caduta del governo Prodi, aveva aperto la prospettiva di un ritorno a governi fondati su mutevoli accordi parlamentari del tutto slegati da ogni riferimento diretto agli elettori. Il secondo governo D’Alema, nato grazie all’incalzante iniziativa dei Democratici, ha invece alla sua origine l’impegno per la ricostituzione di una coalizione capace di operare e di progettare al di là della stessa legislatura in corso.


2.Senza questo presupposto e senza questa prospettiva l’attuale governo non si differenzierebbe in misura significativa dal governo che lo ha preceduto. Alla verifica di questo presupposto e allo sviluppo di questa prospettiva è perciò indirizzato l’impegno dei Democratici nel prossimo futuro. Il documento politico sottoscritto dai partiti che si riconoscono nel nuovo governo deve perciò trovare al più presto realizzazione concreta, puntando al rilancio della coalizione nella sua identità esterna, nelle sue regole interne e nella sua iniziativa politica e programmatica.


 


III IL MOVIMENTO DEI DEMOCRATICI


I valori che hanno presieduto alla nascita dei Democratici e che ne devono caratterizzare l’azione.


1.I Democratici sono nati per tenere viva un’esperienza, una speranza, un progetto. L’esperienza, entusiasmante e feconda, fatta sotto la guida di Romano Prodi, quando durante la stagione dell’Ulivo, culture e storie diverse si sono fuse per costruire intorno a un programma e a un progetto comune un legame nuovo fra forze politiche prima lontane e fra la stessa società civile e la politica. La speranza, coltivata con forza e determinazione, che quella esperienza, che per un certo periodo era sembrata perduta, potesse rifiorire e che quanti in essa avevano creduto potessero vedere nei Democratici un punto di riferimento e una prospettiva. Un progetto, quello di continuare sulla via della costruzione di un sistema politico autenticamente bipolare, nel quale i bisogni e le necessità del Paese potessero trovare una risposta grazie all’esistenza di un soggetto politico unito da un forte e condiviso progetto riformatore.


2.I Democratici sono nati per guardare avanti. Si riconoscono nel patrimonio di valori delle culture politiche di ispirazione democratica e riformista che hanno plasmato la storia della Repubblica ma non coltivano una regressiva nostalgia per quel primo tempo della democrazia italiana segnato dalla guerra fredda e dai partiti ideologici di massa che è irreversibilmente alle nostre spalle. Essi si propongono di contribuire a un nuovo corso della democrazia italiana e di contrastare le spinte restaurative di una stagione contrassegnata dalla degenerazione del costume pubblico che non abbiamo nessuna ragione di rimpiangere.


3.I Democratici, sono nati inoltre dalla volontà di unirsi che ha caratterizzato il Movimento dell’Ulivo, legato all’esigenza della modernizzazione del sistema politico e istituzionale del Paese; il Movimento dell’Italia dei Valori, espressione del bisogno di legalità che è sorto prepotentemente dalla società civile; il Movimento di Centocittà, espressione della forza, della ricchezza e delle nuove responsabilità nate in seno alle autonomie italiane. Ad essi si sono associati la Rete e l’Unione dei democratici.


4.I tre Movimenti, si sono “uniti per unire” sulla base di cinque valori fondamentali: a) essere occasione e strumento per la più ampia partecipazione dei cittadini alla politica; b) essere aperti al rapporto con chiunque condividesse il progetto comune, con gli elettori, con le multiformi aggregazioni e manifestazione della società civile; c) sviluppare, nel pieno rispetto delle diversità di ciascuno, una forte iniziativa progettuale e programmatica unitaria; d) rispettare le diverse realtà e autonomie locali in un quadro di articolazione federale delle istituzioni e delle organizzazioni della rappresentanza politica; e) essere un Movimento “leggero”, promotore di un progetto la cui realizzazione prevede il superamento del Movimento stesso. A questi cinque valori fondamentali dobbiamo restare fedeli. Essi costituiscono la nostra specificità e la nostra ragione essenziale di esistere.


I Democratici occasione e strumento di partecipazione politica


1.La creazione di occasioni di partecipazione politica dovrebbe essere obiettivo primo di ogni movimento politico: Tanto più lo è nella fase storica di pericoloso scollamento della società civile da quella politica vissuto dal nostro Paese e per un Movimento come il nostro nato per aprire varchi di partecipazione e abbattere il muro di autoreferenzialità della politica.


2.Essere strumenti di partecipazione politica significa innanzitutto saper rinunciare a beneficiare di rendite elettorali, peraltro oggi sempre più illusorie. Il modello che guida l’azione e la vita interna del Movimento è quello di un cittadino che vuole contare e non si accontenta di essere contato, quello di un cittadino che partecipa alle decisioni dopo aver partecipato alle discussioni.


3.Per questo noi non possiamo essere indifferenti al modo col quale ciascuno di noi interpreta il proprio ruolo e vive la sua esperienza all’interno del Movimento. L’impegno di tutti, nessuno escluso, deve essere quello di aiutarci l’uno l’altro a vivere la pienezza dell’esperienza della politica partecipata. Noi tutti, nessuno escluso, dobbiamo combattere e opporci a ogni forma di strumentalizzazione della volontà degli aderenti e a ogni tentativo di cercare consenso unicamente per poter far gestire, attraverso la “conta interna”, da una parte soltanto il mandato dato dagli elettori a tutto il Movimento.


4.Nella nostra “Programmazione del processo costituente” abbiamo cercato modalità di adesione e di organizzazione delle nostre Assemblee che assicurassero la partecipazione effettiva e informata degli aderenti e che evitassero il più possibile il ripetersi di fenomeni caratteristici di esperienze partitiche che noi sentiamo lontanissima dalla nostra sensibilità e dai nostri obiettivi. Dobbiamo però riconoscere che l’esperienza fatta in questi mesi non è stata sempre positiva e soddisfacente, e proprio per questo dobbiamo impegnarci tutti a correggere profondamente e rapidamente gli errori e le distorsioni che si sono verificate. Solo a queste condizioni, che possono richiedere anche decisioni difficili e dolorose, possiamo evitare di perdere tutto in una volta la nostra anima, la nostra ragion d’essere e la fiducia di quanti hanno creduto e credono in noi.


I Democratici aperti alla società civile e agli elettori che si riconoscono nel nostro progetto


1.Per noi è fondamentale essere un Movimento “aperto”. La misura del nostro successo è e resta largamente dipendente dalla capacità di continuare a coinvolgere nuove energie nella nostra azione, combattendo ogni cristallizzazione degli apparati e delle forme organizzative. Per questo la Premessa alla nostra “Programmazione del processo costituente” dedica a questo tema tanta attenzione.


2.Abbiamo detto di non voler essere una struttura chiusa e conclusa; che il nostro scopo non era aggiungere un nuovo partito agli altri; che impegnavamo a mantenere la nostra casa aperta a quanti, pur condividendo il nostro obiettivo finale, volessero però continuare altre forme di militanza. A questi impegni dobbiamo restare fedeli adottando prassi politiche coerenti. Le nostre Assemblee devono essere occasione di partecipazione politica e di raccordo con la società civile e gli elettori e non solo momento di conta degli aderenti. Dobbiamo impedire che il nostro Movimento diventi anch’esso un partito formato da apparati che si tutelano e autoriproducono in una logica di tradizionali cordate politiche.


3.Il modo in cui il Movimento si attrezzerà per presentarsi alle prossime elezioni regionali costituirà un primo decisivo banco di prova della nostra capacità di essere “porta” dell’innovazione del sistema politico. La dimostrata capacità di aprire le nostre liste a nuove energie, anche se non ancora coinvolte nella nostra esperienza, deve essere un segno concreto della nostra positiva diversità.


4.Dobbiamo dare voce e ruolo agli eletti che aderiscono al nostro progetto e ai nostri obiettivi. Ogni eletto rappresenta infatti la fiducia dei cittadini che lo hanno votato, che si sono riconosciuti nella sua credibilità personale e ai quali egli dovrà comunque rendere conto.


5.Dobbiamo aprirci alle aggregazioni e di soggetti collettivi che favoriscano la partecipazione di quanti preferiscono altri modi e forme di impegno ma non per questo sono insensibili alle ragioni della buona politica. Per questo abbiamo deciso che la famiglia dei Democratici fosse costituita oltre che da aderenti e da eletti anche da comitati, associazioni e movimenti che perseguono finalità di comune interesse. A questa scelta dobbiamo restare fedeli anche per respingere ogni tentazione di chiuderci nella difesa di apparati e strutture organizzative incompatibili con il nostro progetto.


6.Il nostro Processo Costituente ha individuato anche un’altra modalità importante di partecipazione: quella dei sostenitori. Essa rappresenta un segno tangibile della nostra volontà di essere strumento di un progetto che deve trascendere il nostro stesso Movimento e può offrire un prezioso arricchimento di esperienze diverse ma vicine alle nostre. Anche su questa strada dobbiamo continuare superando ogni possibile resistenza.


L’unità dei Democratici


1.Per noi, i Democratici, il valore dell’unità è più essenziale che per ogni altro soggetto della politica e in particolare per i partiti tradizionali. Nati “unendoci per unire”, consideriamo l’unità la nostra condizione naturale e il nostro obiettivo fondamentale.


2.Noi non affidiamo la nostra unità a forme organizzative centralizzate e burocratiche ma alla forza del nostro progetto. Per questo non possiamo ammettere forme organizzate e cristallizzate di frazionismo. Per questo non possiamo accettare iniziative che abbiano lo scopo di segnare divisioni, marcare differenze, coltivare appartenenze. Il dibattito interno è non solo legittimo ma sostanza stessa della democrazia. Ma altro è il dibattito e l’eventuale dissenso intorno a soluzioni da dare o a proposte da fare, altro sono le divisioni organizzate e costruite su appartenenze o fedeltà di gruppo.


3.I Democratici sono, più di ogni altro Movimento, incompatibili con ogni forma di dissenso o di differenziazione preorganizzata. Chi non capisse questo dovrebbe chiedersi se ha davvero capito i Democratici.


I Democratici, Movimento federale


1.L’articolazione federale del Movimento è per noi una scelta fondamentale. Consideriamo le differenze territoriali un valore da rispettare e una ricchezza da sviluppare. Consideriamo l’articolazione territoriale dei governi regionali e locali come una forza della democrazia e come uno strumento essenziale per sviluppare buon governo e senso di appartenenza. Siamo impegnati a ricercare modelli organizzativi e forme di finanziamento che possano sempre più garantire effettiva e autentica capacità di autonomia e di autogoverno alle strutture regionali e locali.


2.La scelta di una organizzazione articolata territorialmente non deve però mettere a rischio l’unità e la coerenza complessiva del progetto comune. Le strutture organizzative regionali e locali che costituiscono l’ossatura del nostro Movimento sono tutte partecipi di un medesimo patrimonio collettivo, legato alle ragioni stesse del nostro stare insieme e alla proposta che insieme abbiamo fatto e facciamo a quanti condividono i nostri obiettivi.


3.Dobbiamo dunque definire le forme migliori e le procedure più idonee per garantire che il rispetto necessario delle scelte compiute dalle nostre articolazioni regionali e locali non possano mai mettere a rischio il patrimonio collettivo o costituire un elemento di contraddizione insanabile. Spetterà all’Assemblea delle Regioni trovare il modo migliore per conciliare il rispetto delle differenze con l’esigenza dell’unità.


I Democratici, Movimento leggero


1.Abbiamo sempre dichiarato la nostra transitorietà e la nostra consapevole strumentalità per il perseguimento di un obiettivo il cui raggiungimento è destinato a segnare anche il nostro superamento. Questa scelta non è un fatto organizzativo ma un fatto politico; elemento essenziale della nostra identità; aspetto fondamentale della credibilità della nostra azione.


2.Le strutture che le Assemblee regionali decideranno di darsi nella loro autonomia non potranno dunque contrastare con questo valore né si potranno ammettere forme organizzative che possano comunque costituire freno o ostacolo alla più ampia e aperta partecipazione.


 


IV I DEMOCRATICI NON POSSONO ESSERE “COME GLI ALTRI “


1.Con le Assemblee regionali che danno una base e una legittimazione democratica a quanti nel Movimento sono destinati ad assumere incarichi di responsabilità, il Movimento esce dalla stagione della provvisorietà per entrare in una fase più matura e definita.


2.Sul piano politico l’esperienza di questi mesi è stata importante e soddisfacente. In poco più di dieci mesi abbiamo conseguito risultati politici ed elettorali significativi e soprattutto abbiamo potuto registrare come la nostra scommessa abbia contribuito a ridare speranza ai cittadini e forza all’ipotesi di costruire un nuovo soggetto politico.


3.Più difficile e complessa è la valutazione sulla nostra vita interna, specialmente per quanto riguarda le modalità che hanno caratterizzato la fase delle adesioni e quella degli adempimenti congressuali. Il rischio che abbiamo corso e che ancora corriamo è che la vita interna al Movimento si avvicini di più alle prassi dei partiti tradizionali che agli obiettivi che ci siamo unanimemente dati. Non sono mancati episodi che hanno fatto ricordare a molti, a troppi, prassi e regole proprie di un modo di intendere la politica che ci è e ci deve essere assolutamente estraneo.


4.I Democratici sono nati per segnare una novità e una discontinuità nella politica italiana. I Democratici non sono nati intorno a una ideologia, a una tradizione, a una organizzazione ma intorno a un progetto e a un programma.


5.Nel corso della preparazione di queste Assemblee è sembrato invece in qualche momento che i Democratici fossero come gli altri: un partito “normale” in un sistema di partecipazione politica sostanzialmente bloccato e autoreferenziale.


6.Noi non possiamo permetterci tutto questo. Non possiamo, non dobbiamo, non vogliamo tradire né le aspettative che abbiamo generato, né la scommessa che abbiamo fatto, né il progetto e l’obiettivo al quale abbiamo dedicato sforzi, passione, impegno. Noi non possiamo essere un partito “come gli altri” perché l’Italia di tutto ha bisogno fuorché di un altro partito. Noi esistiamo solo se sappiamo incarnare la novità di una politica che si affida alla forza di un progetto, alla capacità di far partecipare i cittadini alle scelte che li riguardano, alla volontà di essere strumento di innovazione e di progresso per il Paese.


7.Questo documento, anche nella sua non nascosta durezza, vuole essere uno strumento di riflessione per tutti affinché nessuno di noi perda il senso della nostra azione e la prospettiva del nostro lavoro. Esso vuole essere una sfida a noi stessi affinché non ripetiamo gli errori commessi. Solo se sarà possibile registrare intorno a questo documento il convinto consenso dei Democratici il lavoro del gruppo che in questi mesi ha guidato il Movimento e l’impegno di chi ha accettato di candidarsi alla Presidenza del Movimento potranno avere senso e significato.