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18 Luglio 2003

Prodi: “…Se c’è una visione comune sull’Europa, c’è spazio anche per una Lista Unitaria”

BRUXELLES (Belgio) – Romano Prodi spazza via ogni dubbio, se ancora ce ne fossero: resterà presidente della Commissione europea fino al termine del mandato, nell’ottobre del 2004. Né le elezioni per il rinnovo dell’Europarlamento, nella primavera del prossimo anno, né un eventuale ricorso anticipato alle urne in Italia lo vedrebbero bruciare le tappe e rientrare prima del termine. Lancia però una proposta destinata a far discutere nel centrosinistra, e non solo: «Una lista comune dell’Ulivo alle Europee 2004».
Reduce da un incontro a Parigi con Jacques Chirac e in partenza per Berlino, dove oggi incontrerà il cancelliere Gerhard Schröder, il professore di Bologna decide di dedicare un po’ di tempo alle cose italiane. Una novità, viste le sue resistenze a parlarne. L’insieme di dichiarazioni e congetture lette sui giornali o sentite dalla bocca di leader politici del centrosinistra lo hanno convinto a uscire allo scoperto per chiarire la sua posizione personale.

Presidente, cominciamo dal suo «rientro» nella politica italiana. Ancora ieri Massimo D’Alema in una intervista al Messaggero ha detto in modo esplicito che «quando sarà, Prodi ci sarà» e che, «se si anticipa, ci sarà anche prima». Cosa risponde al presidente diessino?
«E’ da quattro anni che si parla quotidianamente di quello che farò l’anno prossimo. Ho sempre detto che continuavo fedelmente il mio lavoro, la mia missione in Europa».

E nel caso di elezioni anticipate?
«Ripeto, possibili dimissioni da presidente della Commissione non sono nel mio programma, quella europea è una missione che voglio portare a termine. Sulle elezioni anticipate, in generale, mi preme sottolineare una cosa che ritengo importante».

Prego.
«C’è bisogno di piena stabilità politica in tutti i Paesi europei, da Bruxelles si capisce quanto questo aspetto sia importante. E anche in Italia mi sembra doveroso auspicare che si affermi una tradizione di governi di legislatura. Si è lavorato tanto per arrivare a questo, spero che sia un obiettivo raggiunto e stabile».

La coalizione di governo sembra però vacillare.
«L’auspicio del governo di legislatura vale per qualsiasi maggioranza, di centrosinistra ma anche di centrodestra. Se uno si è presentato per guidare il Paese cinque anni, è un bene che governi».

Presidente, mi perdoni ma insisto. Angelo Panebianco ha scritto sul Corriere di martedì scorso che all’Ulivo non può bastare un capo nell’ombra e che deve porre fine agli indugi designando ufficialmente Prodi leader del centrosinistra.
«Non sono né ombra né capo del centrosinistra. Sto lavorando qui, porto avanti compiti a me affidati, abbiamo realizzato l’introduzione dell’euro, l’allargamento dell’Unione a Est, ogni settimana si fa un passo per consolidare le strutture. Abbiamo dato il nostro contributo alla Convenzione che ha preparato la bozza di Costituzione».

Un’altra ipotesi è circolata: Prodi che guida la Margherita alle Europee.
«Una cosa sola mi sento di dire. Le elezioni 2004 sono il primo appuntamento della Grande Europa a 25, per di più con una nuova Costituzione. Mi auguro che non siano affrontate più con logiche nazionali, ma europee. C’è bisogno di unità tra tutti coloro che hanno un’idea forte dell’Europa e che la ritengono un elemento qualificante del progetto politico».

Si spieghi meglio.
«Chi si riconosce nella stessa visione d’Europa deve avere il coraggio politico e la generosità per rappresentare assieme, con una lista unitaria, questa idea forte di fronte agli elettori. Non possiamo andare a una compagna elettorale europea senza riflettere e dibattere, ma proprio a fondo, su tutto questo. C’è bisogno che l’Europa entri nella coscienza di tutti i cittadini.

Un «Ulivo per l’Europa»?
«Lo chiami lei così. Ma è un nome che certo a me piace».

Una lista unitaria di centrosinistra?
«Quando vedo la parte dominante della Margherita e dei Ds vedo la stessa idea di Europa».

Una formula che potrebbe essere sperimentata in successive elezioni nazionali, d’altronde si tratta della sua idea originaria per l’Ulivo…
«Sono cocciuto. La gente voti sulle cose che sa e sappia le cose che vota. Se c’è una visione comune sull’Europa, c’è spazio anche per una lista unitaria».

Sparirebbero le sigle dei partiti?
«In questo caso certamente sì».

Parlando proprio di europee, cosa pensa del doppio mandato che ormai vale solo per i deputati eletti in Italia?
«Non sono favorevole, vedendo l’intensa attività dei parlamentari europei ho più volte espresso la mia approvazione per la decisione presa ormai dalla totalità dei Paesi di abolire completamente doppi mandati».

Avverrà anche in Italia?
«Lo spero. Si tratta, a Bruxelles e Strasburgo, di un lavoro a tempo pieno, le sedie vuote che spesso si notano tra gli europarlamentari italiani vanno imputate anche a doppi mandati».

Presidente, restando ai temi europei, c’è un po’ di bufera sulla commissione per lo scandalo dei fondi Eurostat. L’Europarlamento ha ascoltato mercoledì i commissari Solbes e Kinnock, ora vorrebbe avere la sua versione su quando accaduto nell’agenzia che cura le statistiche. Ci andrà?
«Se e quando mi vorrà ascoltare troverà una risposta positiva. Il mio dovere è sempre quello di riferire nei modi opportuni all’Europarlamento».

Oggi a Roma il presidente della Convenzione, Giscard, consegnerà a Berlusconi, come presidente di turno della Ue, la bozza di Costituzione. La commissione presenterà un nuovo rapporto a settembre?
«In ottobre si aprirà la Conferenza intergovernativa (Cig) e noi siamo chiamati a esprimere una opinione sul progetto».

Sarà sulla falsariga di «Penelope», il rapporto da voi presentato lo scorso inverno?
«Sì, lo schema di idee è quello, anche se le cose sono andate più avanti. Perciò dovremo valutare, in base allo scheletro di costituzione preparato da Giscard, quali sono le modifiche e gli aggiustamenti necessari. Rispetto a “Penelope” si sono fatti passi avanti e dobbiamo tener conto del lavoro positivo svolto successivamente dalla Convenzione».

C’è la preoccupazione che alcuni vogliono riaprire dossier durante la Conferenza governativa…
«E’ una Cig completamente diversa dalle precedenti, perché ha davanti il testo della Convenzione. Faccio fatica a pensare che i governi buttino via il testo o ne scartino le parti qualificanti. Certo i Paesi esprimeranno i loro dubbi, le nuove proposte: è il loro dovere. La sovranità ora passa ai Paesi in una situazione però diversa rispetto alla Cig, dato che segue una Convenzione, dove i lavori si sono svolti a porte aperte, sotto gli occhi di tutti».

Il semestre italiano è partito nella bufera, con le polemiche tra Italia e Germania. Cosa si aspetta lei dai prossimi cinque mesi?
«L’agenda è bella e nutrita. Aspetto solo che quanto previsto nell’agenda venga portato a termine».

Con Francia e Germania, secondo lei, i rapporti si sono ora normalizzati?
«Non posso rispondere io. Per quanto mi riguarda, ho rapporti ottimi. Ieri ho visto Chirac a Parigi, domani ( oggi per chi legge, n.d.r. ) vedo Schröder a Berlino».

Di cosa parlerà col cancelliere tedesco?
«L’argomento principale sarà la Convenzione. Poi ci sono una serie di temi da incontri bilaterali».

Toccherete anche l’argomento caldo del Patto di stabilità?
«Credo che non eviteremo certo il discorso. Ma è un colloquio disteso sui problemi che abbiamo sul tavolo adesso, senza un’agenda. Vogliamo scambiarci opinioni a fondo e al di fuori del protocollo. Del tutto informale, quasi un viaggio turistico».