BOLOGNA – Entra nel supermercato in punta di piedi il professore dell’Ulivo, come se avesse paura di disturbare. Durante le soste il suo camper spegne «Canzone popolare» di Ivano Fossati, perché «la ripetizione crea problemi di accettabilità». E’ lo stile di Arturo Parisi, cattedratico prestato alla politica come il suo avversario, l’ematologo Sante Tura, ex nume del Sant’Orsola che sogna di fare «il deputato di quartiere». Si contendono il seggio alla Camera del collegio dodici, lo spicchio di città assurto a simbolo, perché nel 1996 fu trampolino di Romano Prodi nel balzo che lo portò alla presidenza del consiglio. Nel novembre del 1999 Parisi e Tura si affrontarono in una sorta di partita di ritorno dopo che Giorgio Guazzaloca aveva espugnato il Comune, sempre rosso dal lontano 1945. Vinse Parisi di 2377 voti. Ora gli sfidanti ritornano incardinati in ruoli che hanno conferito visibilità a tutti e due. L’ex consigliere politico di Romano Prodi è il numero uno dei «democratici» dell’asinello. Sante Tura è una stella del Policlinico che dopo aver accumulato 660 pubblicazioni e una perizia in difesa del «pirata» Pantani ha assaggiato la mela della politica e l’ha trovata succosa.
Consigliere del Guazza
E’ entrato nel gotha dei sette consiglieri del sindaco, gli è stato al fianco come medico nella difficile battaglia contro la malattia (ma questo accostamento lo disturba, gli pare «volgare»), è stato nominato alla testa della facoltosa «Opera pia dei poveri vergognosi». I leader del centro destra gli pronosticano un «alto incarico» che potrebbe essere anche il dicastero della sanità. Per essere due cavalieri che ostentano distacco si sono scambiati colpi niente male. E continuano. Tura descrive l’avversario come «un deputato dedito all’attività politica nel senso migliore del termine». «Ha creato la Margherita, ha consumato la scissione con Di Pietro, ha tentato di rifare l’Ulivo, in giro non c’è mai…», chiosa con una bonomia apparente che si rivela piena di spine. Parisi rintuzza brandendo l’agenda nella quale è rimasta traccia sicura dei 3 – 4 giorni alla settimana passati nella città dove abita da 33 anni. Tura batte tenacemente il tasto del legame con il territorio: «Lavoro in questo collegio dal 1948». Basta fare due passi con lui per il quadrilatero dell’Antico Mercato di mezzo per capire quanto pesino il camice e la lunga attività. In via Orefici una ex paziente si asciuga perfino una lacrimuccia sfuggita sotto gli occhiali. Il gioielliere Menzani ritira un pacchetto di «santini elettorali» ricordando le cure prestate a un’anziana cugina. Tura benedice. Arturo Parisi spara a zero sull’aureola: «La professione? E’ una semplice presentazione, poi però si deve passare al dunque, ai programmi di governo e alle linee politiche, altrimenti si manca di rispetto agli elettori». Quale programma? E’ la domanda cruciale che una elettrice cattolica lancia a Tura durante un dibattito. Il professore le spiega che ha «nausea per il modello americano» e che sogna una sanità italiana nella quale «i medici non siano più ridotti al ruolo di impiegati».
Il paracadute di Arturo
Gli elettori assistono alla gran tenzone con fare un po’ svagato. Sui tabelloni campeggiano molti volti di bimbi. «Per recuperare il senso del futuro in effigie», motteggia Parisi sfoggiando un pregevole scampolo di ironia. A una signora che nel centro commerciale del quartiere Fossolo Uno gli regala «auguri e complimenti», precisa, modesto: «Auguri più che complimenti». Di che cosa le parla la gente? «Soprattutto di Berlusconi», sorride il numero uno dell’Asinello. «E’ capolista al proporzionale in Sardegna dove riuscirà di sicuro! Perché viene a rompermi le scatole qui a Bologna? Potremmo convivere su piani diversi», sbuffa Tura nel suo quartier generale incastonato nell’antico mercato. Parisi controbatte che è obbligato alla doppia corsa da una legge elettorale che ha sempre avversato. D’altra parte, annota, anche Berlusconi e Casini sono numeri uno anche al proporzionale (il leader della Casa delle Libertà in più di una circoscrizione). Lui almeno ha avuto il coraggio di affrontare il giudizio di Dio dell’uninominale nella sua città. Gli sfidanti incrociano le durlindane continuando a ostentare distacco. Tura: «Non ho velleità di carriera, non fosse altro per l’età, voglio solo rendermi utile». Parisi: «Studiare la politica è molto meglio che farla». Strana sfida, combattuta sul serio da due protagonisti riluttanti.