ROMA – Federazione che parte, con tanto di riunione proposta a tutto il centrosinistra per il 4 ottobre. Primarie nell´autunno 2005 e ognuno può proclamare «era la data sperata». Elezioni regionali uniti «se lo vorranno gli organismi locali». Tutti soddisfatti. I leader della Lista unitaria escono dagli uffici del Senato costruiti nell´ex Hotel Bologna raccontando ognuno il proprio compiacimento. Ognuno per propri motivi: da Fassino a Rutelli, da Enrico Boselli a Luciana Sbarbati.
Romano Prodi può finalmente cominciare a sventolare la sospirata federazione su cui vuole costruire il rilancio dell´Ulivo. «Abbiamo avviato il lavoro concreto e positivo per la nascita della federazione che diventerà il nucleo di riferimento di una grande alleanza democratica», dice. Poi subito, per non dar l´idea di imporre nulla a nessuno, legge il seguito di un documento centellinato alle virgole: «Le decisioni finali e formali – assicura – verranno dagli organi deputati dei quattro partiti».
Francesco Rutelli può vantarsi di aver salvato l´autonomia decisionale della sua Margherita. A proposito delle elezioni regionali del 2005 il documento finale infatti recita: «Su come presentare le liste ci si regolerà situazione per situazione, sulla base delle convenienze». Nessuna gabbia prefissata, insomma. Pietro Fassino in compenso può ricordare, facendo contento anche Prodi: «Per quel che ne so in otto o nove regioni ci presenteremo con una lista unitaria». E ancora Prodi può dipingere il futuro prossimo annunciando: «Proporremo una riunione per il 4 ottobre agli altri partiti del centrosinistra per definire insieme l´agenda delle opposizioni, il modo di presentarsi alle regionali, i modi e i tempi delle primarie, il programma».
Massimo D´Alema può elogiare «la decisione di lavorare insieme, a partire dalla riunione che si è immediatament fatta sulle riforme istituzionali e da cui è emersa una ricomposizione del centrosinistra». «Non è che Prodi si sia arrabbiato…» va a dire Fassino alla riaperta «Porta a porta» a proposito delle bacchettate del Professore ai suoi per l´astensione sul Senato federale.
Per le controverse elezioni primarie in cui designare il leader del centrosinistra, ci è accordati di tenerle «dopo le elezioni regionali, cioè nel prossimo autunno». Leggendolo come uno slittamento, possono essere così contenti quelli che, come Rutelli e molti altri in tutti gli schieramenti, le considerano inutili, vista la leadership «indiscussa» di Prodi. Ma anche il leader può dichiarare soddisfazione: «Le primarie si fanno otto o nove mesi prima delle elezioni, queste sono le solite regole». Poi, a sera, con Bertinotti, rilancia: «Se ci sarà il voto anticipato però dovremo correre e farle subito». «Sono il modo per coinvolgere la gente, fare insieme il programma che non sarà chiuso, ma aperto a tutti i contributi». «Noi non abbiamo le tv, ma solo il tam tam» insiste. «Stavo per dire il porta a porta» ride, mentre corre a ricevere Bruno Vespa che lo interroga due ore per il solito mix tv-più-libro.
Freddezza, ormai cronica, con Rutelli, il quale dichiara pure lui: «Abbiamo fatto un raccolto ricchissimo e molto positivo. Finalmente si è fatto un vero, forte passo avanti». Prodi però cerca di evitare gli spigoli interni per sparare su Berlusconi e il suo governo. «C´è un´assoluta continuità fra Tremonti e Siniscalco» dice del fresco ministro dell´Economia. «La manovra economica da trenta miliardi non prevede nessuna riduzione di tasse. E´ ora che Siniscalco vada in Parlamento a dire come stanno davvero le cose». E sulle ambizioni internazionali dell´Italia: «L´appoggio alla guerra in Iraq, che come Kofi Annan considero illegittima, ha indebolito il nostro ruolo all´Onu e ci ha portati all´isolamento». Sulle riforme istituzionali poi «siamo pronti a batterci sino al referendum contro questo strazio della Costituzione». Unica unità possibile: quella per la liberazione delle due Simone.