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19 Giugno 2007

Il premier cede al pressing ma ora a frenare è Veltroni

Autore: Umberto Rosso
Fonte: La Repubblica

Roma – Stavolta non sono arrivati senza rete al vertice. Posta
in palio troppo alta. Così negli ultimi giorni una raffica di incontri fra i
big di Ds e Margherita, e un forte pressing su Prodi per spianare la strada.

L’ultimo faccia a faccia ancora ieri mattina, in questo caso fra Veltroni e
Parisi. Però non tutti i pezzi del puzzle, come in effetti si vedrà, erano
andati a posto. Perciò, quando il premier apre la riunione, grande suspense.
Parla il Professore, e scandisce: «Sì, serve un segretario forte, politico,
e non temo il rischio di sovrapposizioni con il mio ruolo a Palazzo Chigi».
E’ il segnale, e si capisce che a Santi Apostoli l’aria adesso è cambiata.

Prodi, che l’altra volta al Comitato dei 45 teneva duro sul ruolo dello
speaker, apre la porta al leader vero eletto il 14 ottobre. Esulta Parisi,
che parla subito dopo, e acchiappa al volo la disponibilità del premier. La
precisa e l’arricchisce, anzi. Prodi non specifica il “come” eleggere il
segretario? Lo fa appunto il ministro della Difesa: «E’ chiaro che c’è
un’unica strada che porta ad un segretario politico del Pd: l’elezione
diretta da parte del popolo delle primarie, e non certo attraverso

l’assemblea costituente». Il cerchio si chiude. Gli “acceleratori”
conquistano la scena. Tutti d?accordo, è una svolta. Tutti tranne due.

Il primo si chiama Walter Veltroni, l?uomo che vola nei sondaggi, ma che in
tutti gli incontri della vigilia ha espresso dubbi sulla strada che si sta
imboccando. Non sono riusciti a fargli cambiare idea. Perciò, al summit, lo
dice chiaro: «Attenzione. In questo modo in realtà c’è il rischio di un
ritorno al’indietro, con le liste collegate ai candidati segretari torniamo
a farci la guerra fra Ds e Dl, riappare lo schema della federazione invece
del partito unitario». Un pericolo al quale il sindaco di Roma dà un
nome. Cristallizzazione politica. Chiede di allargare il comitatone agli
amministratori del nord, Cacciari, Chiamparino, Bresso, Illy fra gli altri,
per lanciare un segnale alla parte del paese che più sta soffrendo il
rapporto con il Pd. L?altra che dissente è la Bindi. Il meccanismo delle
liste, mette in guardia Rosy, «fa rientrare in pista le correnti, i
candidati saranno indicati dall?alto e i giochi della Costituente sono belli
che chiusi prima ancora di cominciare».

Voci isolate, però. D?accordo con
la svolta che ha preso quota al Comitato dei 45 anche Piero Fassino, che
pure nota «la volta scorsa lo schema era diverso ma se anche per Romano va
bene così, se cioè non vede pericoli di indebolimento del governo
dall?elezione diretta, ne prendo atto: è un grande passo avanti». Nessun
dubbio per Francesco Rutelli, per il vicepremier è un successo, sono giorni
che batte sul tasto dell?elezione diretta del segretario. Ma se c?è mai
stato un patto con Veltroni, questo vertice segna il momento in cui le
strade fra leader della Margherita e sindaco di Roma si dividono.

E a
Veltroni è Dario Franceschini che si incarica di replicare, il capogruppo
ulivista che già al congresso della Margherita aveva messo in pista l’idea
dell’elezione diretta. «Caro Walter, c?è un modo molto semplice per evitare
che alle primarie si torni alla contrapposizione fra i nostri due partiti.
Basta mescolare le carte, liste trasversali fra ds e dl. Oppure, come farò
io, votare per un candidato dell’altro partito». La stessa linea di Anna
Finocchiaro, capogruppo al Senato dell’Ulivo, «liste miste, mescolate, senza
steccati di partito». Ma, dietro le reazioni e il confronto, sul tavolo di
Santi Apostoli resta sospeso un interrogativo che il vertice non ha sciolto:
ma perché Walter, l?uomo che è in pole position, si è chiamato fuori, solo
contro tutti?