Ho preso parte di recente a Parigi a un convegno dei “Gracques”, un autorevole gruppo nella compagine della sinistra francese formato da ex dirigenti pubblici di alto livello, ambasciatori e altri personaggi di spicco. In linea di massima si tratta di un gruppo progressista, interessato a traghettare la sinistra nel nuovo secolo, compito molto più gravoso in Francia che nella maggior parte degli altri Paesi, dal momento che in Francia la sinistra è rimasta più tradizionale che altrove. Molti continuano a ritenere obiettivi primari della sinistra respingere le forze della globalizzazione, opporre resistenza all´americanizzazione, mantenere così come sono i sistemi del welfare invece di riformarli. Ho dichiarato che le loro politiche oggi sono quadridimensionali. La divisione tra sinistra e destra è ancora significativa.
A sinistra qualcuno crede nel progressismo, la capacità di plasmare la Storia in meglio; nella solidarietà, per una società dalla quale nessuno sia escluso; nell´eguaglianza, e quindi nella riduzione delle disuguaglianze affinché di riflesso la società ne benefici nel suo complesso, e infine nel fatto che le istituzioni pubbliche o statali siano indispensabili a perseguire questi obiettivi. Nondimeno, in un mondo in rapida evoluzione esiste un´altra dimensione di grande importanza, quella che vede contrapposti modernizzazione e conservatorismo. Modernizzare significa delineare politiche che ci consentano di adattarci a un mondo diverso da quello del passato, un mondo nel quale il principale motore di cambiamento è la dilagante globalizzazione. Non necessariamente oggi possiamo tuttora identificare la destra politica con il conservatorismo: vi sono modernizzatori di destra, infatti, e Sarkozy ne è il principale esempio.
Il futuro della sinistra – così ho fatto presente al convegno – in Francia ma anche più in generale, dipende dal saper abbracciare la modernizzazione, in altre parole, nel saper concepire e programmare politiche che ci aiutino a preservare e migliorare i valori di centrosinistra nell´epoca della globalizzazione. Abbiamo l´obbligo di persuadere i conservatori della sinistra – coloro che non si discosterebbero mai altrimenti dalle teorie e dalle dottrine concepite per un´epoca passata – a imboccare una direzione modernizzatrice.Per quanto mi riguarda, mi sta bene che a sinistra taluni continuino a dirsi socialisti, purché riconoscano che oggi questa parola è una semplice etichetta per schierarsi a sinistra. Il socialismo in quanto tale, in ogni caso, è un progetto sepolto, in quanto si basava sull´idea che un´economia regolata potesse sostituire i meccanismi di mercato, e si reggeva sulla tesi che il capitalismo potesse essere superato da un modello di società profondamente diverso.
Il socialismo era figlio della società industriale, laddove invece noi viviamo oggi in una società (globalizzatrice) post-industriale, con una compagine diversa di classi sociali e dinamiche a loro volta diverse. Non possiamo più definire la sinistra in termini di lotta della classe lavoratrice: la classe lavoratrice si sta vieppiù contraendo. La sinistra oggi deve guardare ben al di là dei suoi fautori di lunga data. La sinistra può avere successo soltanto come “centrosinistra”. Le mie idee sono state accolte molto positivamente al convegno. All´indomani della sconfitta subita, la sinistra francese sta cercando ora di rigenerarsi. Anche altri oratori hanno parlato di argomenti molto simili e di questo stesso tenore. Uno di loro è stato il sindaco di Roma Walter Veltroni, che ha scatenato un putiferio sostenendo che l´Internazionale Socialista dovrebbe essere modernizzata nello stesso modo delle sinistre interne dei diversi Paesi.
La storia dell´IS sintetizza l´evoluzione della sinistra, con le sue continuità ma altresì con le sue spaccature interne. Fu fondata più o meno intorno all´inizio del Ventesimo secolo, e divenne veicolo del “socialismo democratico”, ovvero la corrente di coloro che auspicavano l´affermazione del socialismo tramite il processo democratico, piuttosto che con l´intervento di una rivoluzione. L´Is fu sciolta durante la Prima Guerra Mondiale, rifondata e nuovamente scissa in frammenti distinti. Esiste, così come è strutturata oggi, dal 1951 e le sono affiliati circa 160 tra partiti socialisti e socialdemocratici. Sulla carta, l´Internazionale Socialista è molto attiva. Nella sua carta costitutiva dichiara di volersi occupare di tutte le problematiche e i dilemmi di fondo della società odierna. È composta da una molteplicità di gruppi di lavoro e spesso invia missioni e delegazioni in varie regioni della Terra. Alcuni dei più illustri leader di centrosinistra degli scorsi anni ne sono diventati presidenti, tra loro Willy Brandt, Pierre Mauroy e Antonio Guterres. In pratica, però, quantunque sforni rapporti e studi aggiornati e dettagliati, ha scarsa influenza. Il suo budget annuale è nell´ordine del milione e mezzo di euro circa, col quale deve coprire tutti i suoi costi di gestione.
La maggioranza degli europei forse non ne ha mai neppure sentito parlare. Stanti così le cose, non c´è paragone alcuno con gli obiettivi originali dell´organizzazione, che si riprometteva niente meno che il trionfo del socialismo su scala internazionale. Veltroni ha suggerito di cambiare il nome dell´Internazionale Socialista, e al contempo di rinnovarne e migliorarne la missione. L´Is potrebbe essere rilanciata con il nome di “Associazione dei Socialdemocratici”, per esempio, o con altro nome simile. Nell´Is attualmente sussiste una definizione piuttosto dogmatica di “socialista” e di “socialdemocratico”, in base alla quale si decide quali partiti possano candidarsi per una affiliazione a tutti gli effetti. Questo è uno dei motivi che ne spiega la ridotta influenza. Il più importante partito di centrosinistra del Paese più potente al mondo, il Partito Democratico degli Stati Uniti, non ha diritto di affiliazione.
L´unico partito americano affiliato all´Is è il piccolo partito dei Democratic Socialists of America. Neppure il Congress Party indiano, Paese che conta oltre un miliardo di abitanti, ha diritto di farne parte in qualità di membro. Chiaramente, il suggerimento di Veltroni è in qualche modo nel suo stesso interesse: il nuovo Partito Democratico Italiano in via di creazione, composto da ex partiti distinti della sinistra, potrebbe in effetti ritrovarsi escluso dall´Is. Nondimeno, è corretto dire che in questa proposta vi è una posta in gioco decisamente più importante.
Sono d´accordo con la proposta di Veltroni: l´Internazionale Socialista deve riformarsi e modernizzarsi nel suo stesso interesse. “Socialismo” e “socialista” sono termini, come ho già avuto modo di dire, ormai essenzialmente privi di significato. Di sicuro, non vi è motivo di insistere sulle linee di demarcazione tra partiti progressisti che contengono nella propria denominazione i termini di “socialista” e di “socialdemocratico”, e tra questi e quelli che non l´hanno proprio. Un cambiamento di nome, unitamente a una rinnovata modalità di affiliazione, in sé e per sé non porterebbe alla ribalta l´Is dandole maggior influenza a livello globale, ma sarebbe quantomeno un inizio. Traduzione di Anna Bissanti