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5 Maggio 2001

Fedeli in rivolta per il comizio in parrocchia

Fonte: la Repubblica - Bologna


IN PARROCCHIA a dispetto del parroco. A caccia di voti dei fedeli, a dispetto delle regole. Né la coscienza don Angelo Carboni, né la sua obbedienza ai vescovi, né il disappunto di molti parrocchiani sono riusciti a cacciare i cercatori di voti dal tempio. Giovedì pomeriggio, nel teatro annesso alla chiesa di Santa Maria Lacrimosa degli Alemanni, in via Mazzini, si è svolto regolarmente il comizio elettorale organizzato da Comunione e liberazione a beneficio di tre candidati, due di destra e uno di centro: i polisti Sante Tura e Gian Luigi Magri e il d’antoniano Emilio Franzoni. Un’iniziativa che al parroco era stata presentata, racconta lui stesso, «da un galoppino molto zelante di Cl» sotto forma di generico «dibattito sulla sanità in Emilia Romagna». «Io, in perfetta buona fede – assicura don Angelo – ho acconsentito. Immaginate il mio stupore quando ho letto i manifesti e mi sono reso conto dell’inganno: era un dibattito politico». E la Cei ha espressamente proibito ai sacerdoti di concedere locali parrocchiali per iniziative elettorali. Così il parroco ingannato ha cercato di revocare il suo consenso. «Ma, vista la loro resistenza, li ho spediti da monsignor Stagni, in Curia». Dove, supponeva, l’autorità delle decisioni vescovili sarebbe stata autorevolmente ribadita.
 
Invece, in via Altabella, il vicario episcopale si è dimostrato molto più malleabile del suo parroco. «A malincuore», lo giustifica don Carboni, «per evitare che ne facessero le spese gli invitati, visto che ormai era tardi per rinviare», il viceBiffi ha concesso una deroga al divieto episcopale e ha autorizzato il comizio in parrocchia.
Ma a questo punto sono insorti i parrocchiani. Un gruppo dei quali, indignati, ha scritto un volantino di protesta e l’ha affisso ai muri della canonica: «È sorprendente la totale dimenticanza di ogni riferimento per consentire l’individuazione della vera natura dell’incontro. Riteniamo che tali atteggiamenti abbiano precostituito una situazione di fatto coercitiva». Confortato dal loro appoggio, don Carboni allora ha chiesto agli organizzatori di consentire almeno che il volantino dei parrocchiani venisse letto in apertura dello pseudodibattito, per chiarire l’estraneità della parrocchia all’iniziativa. Niente da fare: una volta ottenuto il locale, gli organizzatori hanno ignorato le regole dell’ospitalità, sostenendo che «non è giusto coinvolgere l’ignara assemblea nella diatriba tra parrocchiani e organizzatori».
Parrocchiani scornati. E politici dell’altro versante infuriati: «Anch’io avevo chiesto anch’io di riportare il dibattito politico nelle parrocchie», s’indigna Andrea De Pasquale, consigliere di quartiere dell’Asinello, «ma la Curia mi rispose che c’è un divieto dei vescovi. Mi sorge il dubbio che si ottenga una risposta diversa a seconda della provenienza della richiesta».