Caro Dario,
nonostante il rilievo dei temi all’odg, come a tanti
altri, non mi é possibile partecipare alla riunione della direzione di
oggi per il semplice motivo che non ne faccio parte. Pur essendo stato
eletto dai democratici del mio collegio perché li rappresentassi come
delegato alla Assemblea Costituente non ho avuto in quella sede
l’occasione di esporre le mie proposte e preoccupazioni né ho potuto
affidarle ad alcuno dei membri della direzione oggi presenti perché
assieme ad altri delegati ho prima rifiutato e poi contestato la
modalitá con la quale la Direzione é stata a suo tempo formata.
In attesa che la Assemblea Costituente metta riparo
alla irregolaritá nella sua costituzione cosí come ormai da sei mesi é
stato deliberato dalla Commissione Nazionale di Garanzia e confermato
nella ultima Assemblea Costituente mi trovo perció costretto ad
affidare alcune considerazioni direttamente a te rinnovando
pubblicamente alcune considerazioni che ti ho giá anticipato in modo
informale nei giorni scorsi.
Voglio innanzitutto esprimerti il mio apprezzamento
per alcuni importanti cambiamenti da te introdotti nel corso di questo
primo mese di segreteria, non dico nella linea del partito, ma certo
nella condotta comunicativa modificando la sua immagine con un profilo
piú baricentrico rispetto al nostro elettorato e allo stesso tempo piú
assertivo e alternativo rispetto a quello schieramento a noi avverso.
Questo ci rende piú fiduciosi per quel che riguarda
l’esito delle prove che ci attendono e che sono al centro della
riunione di oggi, correggendo le attese che erano andate nel tempo
peggiorando fino a livelli prima inimmaginabili e mai in passato
toccati da noi e dal centrosinistra.
La misura quantitativa del risultato delle prove che
ci attendono, che, comprensibilmente, costituisce oggi la nostra prima
preoccupazione non potrebbe tuttavia essere assicurata e assicurata
stabilmente se la quantitá che cerchiamo non si fonda su una qualitá
corrispondente.
Questa qualitá, per dirla in sintesi, consiste nella
capacitá di proporre il Pd come un partito nuovo e un partito
democratico, un partito guidato da una nitida linea politica fondata su
una larga condivisione elaborata e verificata attraverso le regole
della democrazia.
E’ pensando a questo che, pur senza dimenticare
l’enorme rilievo delle elezioni amministrative, sento la necessitá di
richiamare la tua attenzione sulle due prove di carattere nazionale che
si svolgeranno piú o meno contemporaneamente nel prossimo giugno. Mi
riferisco al Referendum per la abrogazione di quella legge elettorale
che il suo stesso ideatore ha giustamente definito “una porcata”, e
alla elezione del Parlamento Europeo.
Per tutte e due le consultazioni, voglio innanzitutto
darti atto della novitá della ispirazione delle iniziative promosse dal
partito. Mi riferisco in ordine di tempo, per il Referendum, alla
condivisione da parte del partito della iniziativa del comitato
promotore diretta a chiedere l’associazione della consultazione
referandaria alle altre previste per la data del 7 giugno.
Per l’elezione del parlamento europeo, penso alla scelta di contestare
l’annunciata intenzione del centrodestra di piegare anche questa volta
la consultazione ad egoistici interessi di partito sviando
intenzionalmente l’attenzione degli elettori dalle temtiche e dalle
scelte che riguardano l’oggetto europeo del voto.
Queste scelte mi incoraggiano perció a chiedere al
Partito di andare avanti lungo la strada cosí intrapresa rafforzando la
forza della determinazione ed esplicitando l’ispirazione che le guida.
Io so pure che dietro la resistenza a definire piú
precisamente la nostra posizione sta la consapevolezza delle nostre
divisioni a riguardo della legge elettorale con tutto quello che questo
comporta sul piano della concezione del sistema politico e del ruolo in
esso del nostro partito. Ma proprio per questo so che una questione di
questo rilievo non puó essere sottratta alla discussione e alla
decisione del partito quasi fosse una questione di coscienza. Possiamo
permetterci di lasciarla alle nostre spalle solo per salvare la nostra
pace interna? Le mie posizioni sono al riguardo note, e, note sono
anche le scelte che, in assenza di posizioni ufficiali del partito, ho
ritenuto di doverne finora trarre su un piano individuale. Piú che
chiedere al partito di condividere le mie ragioni, quello che oggi
tuttavia oggi chiedo nel partito é la possibilitá di definire assieme
le ragioni comuni in modo da consentire ad ognuno di dar conto della
propria coerenza e di decidere della propria appartenenza. E chiedo in
particolare che questo confronto e questa decisione sia assunta al piú
presto. Riterrei infatti imprudente rinviarla ad una data troppo
prossima allo svolgimento del referendum non fossaltro che per la
concomitanza delle altre consultazioni.
La indisponibilitá di altre sedi capaci di affrontare
un tema cosí rilevante per il profilo complessivo del partito, mi
induce perció a chiederti di farti promotore della convocazione di una
riunione della nostra Assemblea costituente. L’esperienza fatta
recentemente in occasione della tua elezione mostra come questo sia
possibile anche nel giro di pochissimi giorni.
In quella stessa occasione potremmo inoltre
affrontare un tema di eguale rilievo sul quale non abbiamo avuto finora
la possibilitá di assumere decisioni formali. Mi riferisco alla
collocazione del partito sul piano internazionale. Puó il partito
andare alle elezioni europee senza aver deciso previamente, e, ripeto
previamente, dove, come e perché si collocherá nel parlamento europeo?
Puó un partito nuovo dare ad intendere di rispondere a queste domande
non a partire da scelte nuove, ma in continuitá, o perfino solo in
contrasto, con scelte che vengono dal passato? Ti pongo questa domanda
a prescindere da quelle che sono le mie personali preferenze, ma per
una nitida questione di principio.
La mia convinzione é in sintesi che sui temi evocati
dalle due consultazioni nazionali che ci attendono il partito non possa
presentarsi alle prove che ci attendono privo di una nitida posizione
politica. Essendo difficile negare che il tema della scelta
istituzionale e della collocazione europea rappresentino per il partito
scelte di rilievo costituente sono altresí convinto che esse non
possano che essere affrontate e definite dalla Assemblea Costituente,
l’unico organo disponibile dotato di una legittimitá e
rappresentativitá adeguate ad affrontare tematiche di questo rilievo
con autorevolezza sufficiente ad impegnare tutti ed ognuno a
comportamenti conseguenti.
Non lo dico a cuor leggero perché sono consapevole di
quanto sia l’impegno e quale la solidarietá richiesta ad ognuno da un
confronto di questo rilievo. So tuttavia che la forza di un partito che
si dice democratico non viene dalla unanimitá delle posizioni di
partenza o dal conformismo di quelle di arrivo, ma dalla capacitá di
ricondurre ad unitá la pluralitá di posizioni esistenti al suo interno
secondo le regole della democrazia.
Arturo Parisi