17 Giugno 2004
La lista è stata un successo. Ora costruiamo l’Ulivo
Autore: Goffredo De Marchis
Fonte: la Repubblica
ROMA – Quella di Arturo Parisi è una nuova accelerazione. L’assemblea dell’Ulivo, la proposta lanciata da Prodi nella lettera a Repubblica, serve a superare l’attuale quadro del centrosinistra.
“Non è un’accelarazione ma una continuazione. Ogni forza, da Mastella a Diliberto, deve porsi lo stesso interrogativo e dare la sua risposta. Vuole costruire, con la lista unitaria,
quell’alleanza stretta a tempo indeterminato guidata da un progetto di cambiamento della società italiana di lunga prospettiva oppure sceglie di condividere solo un patto programmatico di legislatura?”.
Il presidente dell’Assemblea federale della Margherita rinnova l’invito ai partiti ulivisti, dal Pdci, ai Verdi, all’Udeur, a prender parte alla iniziativa politica avviata col listone, “una federazione aperta a tutte le forze disponibili a condividere una regola di convivenza che consenta di comportarci come un soggetto politico in senso proprio. Oppure scegliere di difendere la propria specificità limitandosi a costruire con noi una alleanza programmatica per il governo”. O dentro o fuori, insomma.
La proposta di Prodi è sembrata a molti un superamento troppo frettoloso della lista. È così?
“Non è così. La lista deve crescere e rimanere un soggetto determinante della coalizione, ma è evidente che noi non possiamo continuare a vivere in un’architettura barocca che oltre ai singoli partiti prevede quel patto tra i riformatori che abbiamo chiamato Uniti nell’Ulivo, poi l’Ulivo come alleanza tra le forze che si sono presentate assieme nel 2001 e infine il totale dei partiti del centrosinistra che intendono candidarsi al governo del Paese nel 2006. È evidente che i tre cerchi vanno per forza ridotti a due. Sulla base di autonome libere scelte. La scelta di Bertinotti è molto chiara ed è segnata dalla disponibilità a un confronto per il governo che tuttavia non abbandona un progetto diverso di società, nel quale noi non ci riconosciamo. Ma agli altri, da Mastella a Diliberto, noi rinnoviamo l’invito ad unirsi con noi per costruire quel futuro che alle Europee hanno ritenuto di non dover o di non poter rappresentare assieme avanti agli elettori partecipando alla lista unitaria”.
L’invito arriva dopo un risultato del listone che non viene considerato esaltante.
“Il risultato è assolutamente positivo, una vittoria indiscutibile se guardiamo ai dati comparati e non invece ad aspettative sfuggite di controllo. Da questo punto di vista la misura indicata da Fassino ieri con Repubblica va precisata: non è vero che siamo mezzo punto sotto. L’insieme delle forze della lista, con l’Svp e Di Pietro-Occhetto, aveva preso nel ’99 il 32,3, oggi invece è al 33,7. Può sembrare poco, ma sono 550 mila elettori in più. È un’ulteriore prova provata che quando dei partiti si mettono insieme non per fronteggiare paure e difficoltà ma in nome di un progetto la regola elettorale per cui due più due non fa quattro ma tre e mezzo è destinata ad essere smentita. Era già successo con l’Ulivo prima, con la Margherita poi. E chi aveva scommesso che la lista avrebbe preso meno voti rispetto ai risultati dei partiti nelle provinciali ha perso la puntata”.
Però avete fallito un’occasione storica. Forza Italia non è mai scesa così in basso, ma Uniti nell’Ulivo non ha sfondato tra i moderati. Significa che la leadership di Prodi è appannata?
“È un ragionamento che capirei se muovesse da una sconfitta e non riguardasse invece la misura della vittoria. La realtà è che la linea di condotta di Prodi è stata guidata dalla non dalla preoccupazione di favorire la vittoria di tutto il centrosinistra. Non ha mai pensato che avrebbe tratto più giovamento da due punti in più guadagnati dal listone a tutti i costi, magari cannibalizzando gli alleati di oggi e di domani, invocando il voto utile. Esattamente l’opposto di Berlusconi, che è arrivato a chiedere un consenso contro i suoi partner addirittura nel seggio elettorale. La lista è stata pensata in funzione di un progetto politico, non di un mero risultato elettorale ed è per questo che Prodi, lungo tutta la campagna elettorale, ha voluto ricordare la solidarietà che ci lega ai nostri alleati. Nelle parole e nei gesti, come è successo a Napoli quando ha partecipato alla manifestazione di chiusura dei Verdi e ha parlato con tutti i segretari di partito del centrosinistra”.
Come dire che Prodi si è comportato come il leader naturale della coalizione ulivista, Ma lo è ancora?
“Guardi, prima della leadership dell’Ulivo, viene l’Ulivo. È quello che Prodi ha sempre ripetuto, anche motivando la scelta di non dare il suo nome alla lista. Perché lui e noi ci sentiamo impegnati a costruire un soggetto destinato a durare nel tempo, al di là delle biografie individuali”.
Alle Regionali del prossimo anno i partiti della lista unitaria si presenteranno ancora insieme?
“Se fosse per me direi tranquillamente di sì. Anche nel 2005 dobbiamo realizzare il massimo di unità possibile, sapendo però che le Regionali sono governate da un sistema elettorale diverso dalle Europee, un sistema che consente di rappresentare l’unità del progetto e accanto a questo esprimere la preferenza ai partiti. Con il proporzionale era invece indispensabile un riferimento comune perché con quella legge elettorale potevamo disperdere l’unità che avevamo già costruito”.
La Margherita tiene o perde?
“Mi sembra difficile negare che la Margherita abbia registrato un arretramento nel voto di partito alle amministrative e in particolare in alcune zone del Paese nelle quali era avanzata nel 2001, il Nord e le grandi città”.
Ma è vero, come dicono i prodiani, che questo risultato negativo dipende dal fatto che Dl è apparsa meno unitaria dei Ds?
“Diciamo che la Margherita è stata penalizzata dal successo delle sue idee, che i nostri elettori hanno preso sul serio le nostre priorità. Cioè, la preoccupazione per il governo piuttosto che la difesa della nostra specificità. I voti che abbiamo perso non sono andati ad altre forze, ma si sono concentrati sui candidati di coalizione. Un esempio per tutti: il sostegno che la Margherita ha dato all’elezione di Cofferati nella mia Bologna. Ma il risultato negativo di Dl quindi non deve farci perdere di vista il nostro impegno per la coalizione spingendoci, magari, ad arretrare in un egoismo di partito. Semmai è giusto spiegare meglio agli elettori che votare Margherita significa dare forza alla scelta di una cultura il governo”.
La prima divisione della lista è già in agguato quando si formeranno i gruppi di Strasburgo. Riuscirete a stare insieme?
“Sappiamo dall’inizio che tra di noi esistono propensioni diverse anche se siamo tutti determinati a rifiutare il campo conservatore del Ppe. L’impegno è costruire anche in Europa un bipolarismo che dia vita a un’alleanza di centrosinistra. I socialisti cercano il futuro a partire dall’esistente, mentre chi ha già scelto la strada del futuro, come la Margherita, punta a costruire anche in Europa un’alleanza di centrosinistra senza riferimenti al passato.”